“Abbiamo impiegato una vita a perderci. Concediamoci il tempo per ritrovarci”
- daniela di stefano
- 25 ago
- Tempo di lettura: 1 min
Perché in Arteterapia non c’è spazio per la fretta, ma per la trasformazione autentica.
“Ma quale fretta, se abbiamo impiegato una vita a perderci?”
Questa domanda, provocatoria ma profondamente vera, ci riporta al cuore del lavoro in Arteterapia: prendersi il tempo per ritrovarsi.
Viviamo in una società che ci abitua a soluzioni rapide, a risultati immediati, a risposte pronte. Eppure, il disagio personale — emotivo, relazionale, esistenziale — non nasce in un giorno, e non si può sciogliere in fretta. Si costruisce nel tempo, attraverso adattamenti, silenzi, rinunce e compromessi interiori. Ci perdiamo senza accorgercene, un pezzetto alla volta.
“Ci vuole tempo per diventare ciò che si è.”
Jean-Paul Sartre

Datti il tempo di conoscere te stesso, lo puoi fare velocemente?
L’Arteterapia non è un contenitore in cui “aggiustare” ciò che non funziona. È uno spazio in cui dare voce a ciò che non ha avuto spazio, e dare forma a ciò che non si riesce a dire.
Attraverso materiali, immagini, colore e gesto, si accede a una parte profonda del sé, spesso non immediatamente decifrabile ma ricca di significati da scoprire nel tempo.
In un percorso individuale serve tempo per fidarsi, del processo e di sé stessi;
serve spazio per ascoltare, senza giudizio né obiettivi imposti;
serve cura nel sostenere ciò che riemerge, soprattutto quando è faticoso o dimenticato;
serve lentezza per integrare i cambiamenti, senza forzarli.
Vali questo tempo.
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