Praticare l'arte significa entrare in un flusso intimo che ci porta a contatto con noi stessi.
E' ciò che accade quando si lavora in un setting Arteterapeutico a Modello Polisegnico©:
la persona con curiosità si affida all'esplorazione degli strumenti artistici in un ambiente accogliente, stimolante, in assenza di giudizio.
Essa si sintonizza su ciò che sente, su ciò che accade: mettendo le mani in "pasta" cavalca l'energia creativa, modella i propri pensieri e le emozioni, spesso soffocati dall' "autocritica".
Si avvia una mediazione interiore in cui si accordano i propri bisogni alla realtà, l'osservazione e l'ascolto favoriscono il suo adattamento.
In questa sottile conciliazione il desiderio emerge e, senza peso, prende il volo, diventa chiaro e possibile nel "qui ed ora" del fare, grazie a quell'energia magica che il nostro immaginario aziona.
La persona si rende conto di essere, di vivere (nel ricercatissimo) "qui ed ora"!
"Nella mia mente tutto era perfetto": l'immaginario si fa portavoce e si materializza nell'opera con una rara chiarezza. Il pensiero diventa più specifico, le emozioni si rimodulano e si definiscono in una manifestazione concreta: è con l'opera tra le mani che diventiamo consapevoli di ciò che stiamo sviluppando. Non importa tanto il "come" essa sia riuscita, ma "cosa significa", "cosa sta comunicando" di noi.
Il manufatto porta con sé un messaggio allegorico e, quando ce ne accorgiamo, riguardare l'opera ci fa sorridere, ci fa emozionare e riflettere, progettare, riorganizzare le idee.
Come condiviso in un lavoro di teambuilding con professionisti Psicologi e dell'area benessere, nel "fare arte" l'immagine affiora, si attua una sorta di "preveggenza" in cui il pensiero si incarna nelle forme, nel tratto, nel colore: ciò che prima è depositato nella fantasia viene naturalmente alla luce.
Per la semplicità con cui il contenuto prende forma ci meravigliamo tutti.
Grazie all'opera troviamo una collocazione, ci riconosciamo, nel qui ed ora: essa diventa metafora, letteralmente un "trasferimento" simbolico di significato talmente autentico da divenire la testimonianza di un "passaggio", un transito da un "punto A" ad un "punto B". Ciò che io senza indugio chiamo "cambiamento".
La creazione è un'esperienza diretta, attiva la persona intera nell'ambito cognitivo, emotivo, affettivo, corporeo. L'evocazione di emozioni e fantasie più o meno consce trasforma il vissuto in materia dove si incanala nell'espressione: il fare permette di dare forma all’ideale pensato, al ricordo, al sentimento, a tutto ciò che può essere immaginato.
L’opera «attiva funzioni cognitive radicate nelle aree più oscure della nostra esperienza sensoriale», spiega Di Benedetto.
Il processo creativo una volta avviato smuove, il senso del tempo si perde, resta sospeso tra la forza del fare e l'entusiasmo dell'essere.
Il contatto profondo con se stessi conduce ad un risveglio poiché, nel recupero del "senso" dato all'opera, si parafrasano bisogni autentici che "parlano" di noi.
Il cliente ed io, assistiamo ad un "compimento"...lo vediamo modellare l'anima.
Come professionista nella relazione di aiuto accompagnare in questo processo è (segretamente) emozionante perché è un cammino verso un cambiamento sistemico, vero, naturale: la persona evolve, trasforma il potenziale in essenza, necessaria al proprio (ben)essere nel mondo.
Questa è una delle ragioni per cui la relazione terapeutica ha successo.
Daniela Di Stefano Arteterapeuta, Counselor Relazionale in PNL e Art Counselor
Per la bibliografia, scrivimi!
Comments